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Là dove giace il cuore. Note e parole d'esilio

Ingresso gratuito
I biglietti saranno disponibili dal 18 gennaio (ore 11-18), fino a esaurimento, 

presso il MUSA – Auditorium Parco della Musica

Dalla cacciata di Adamo ed Eva dal Giardino dell’Eden, la storia di Israel è segnata dalle peregrinazioni e dalla nostalgia per il Paradiso perduto. Dalla deportazione Babilonese, alla schiavitù in Egitto, dalla espulsione dalla Spagna nel 1492, fino alla fuga dai pogrom e dalle guerre nel Novecento, la condizione di esilio e sradicamento ha segnato nel profondo l’identità del Popolo ebraico, accompagnandone la storia.

Il 7° Concerto della Memoria, Là dove giace il cuore. Note e parole d’esilio, si impegna a illuminare e far risuonare, attraverso la parola e la musica, l’esperienza di tutti coloro i quali ieri e oggi, ebrei e non, hanno condiviso il medesimo destino di separazione, allontanamento e abbandono della propria identità: ebrei askenaziti e sefarditi, armeni, africani deportati come schiavi, italiani e irlandesi imbarcatisi in un passato recente in cerca di fortuna, profughi contemporanei respinti alla frontiera o separati dai figli.

Un cast di interpreti internazionali farà rivivere le canzoni composte da musicisti esiliati in epoche e Paesi diversi e prodotte per il concerto con nuovi arrangiamenti che daranno sonorità contemporanee alle canzoni tradizionali. Protagonista per il terzo anno del Concerto della Memoria, Cristina Zavalloni, accompagnata dall’ensemble di solisti jazz Lagerkapelle (Vince Abbracciante, Giuseppe Bassi, Seby Burgio, Andrea Campanella, Gaetano Partipilo, Giovanni Scasciamacchia). Le guest stars sono Raiz, protagonista della scena musicale partenopea e interprete della pellicola di John Turturro Passione e, dall’Armenia, Gevorg Dabaghyan, considerato uno dei massimi suonatori di duduk, lo strumento nazionale armeno, che farà rivivere la voce del genocidio del suo popolo attraverso le note di Padre Komitas, compositore ed eroe nazionale che trascrisse, salvandole dall’oblio, le musiche tradizionali. Da Toronto arriva per la prima volta a Roma l’ARC Ensemble (Artists of The Royal Conservatory), tre volte nominato per il Grammy Award e specializzato nella ricerca e nel recupero delle opere di compositori ebrei che fuggirono dalla Germania nazista e anche quest’anno sarà presente il Coro delle Voci Bianche dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia con la solista Nathalie Coppola.

Parole di scrittori e di poeti di origini diversissime, ma uniti dall’esperienza dello sradicamento, saranno interpretate da Manuela Kustermann e Alessandro Haber e faranno da contrappunto ai brani musicali. Tra gli autori: Hannah Arendt, Dante Alighieri, Ugo Foscolo, Edmond Jabès, Miriam Makeba, Rigoberta Menchu, Pablo Neruda, Pinar Selek, Vahan Terian.

Tu lascerai ogne cosa diletta
più caramente; e questo è quello strale
che l’arco de lo essilio pria saetta.

Tu proverai sì come sa di sale
lo pane altrui, e come è duro calle
lo scendere e ‘l salir per l’altrui scale.

(Dante Alighieri, Divina Commedia, Paradiso)

Ho lasciato una terra, che non era la mia,
per un’altra che più non è
mi sono rifugiato in un vocabolo d’inchiostro,
avendo il libro per spazio,
parola di nessun luogo, quella oscura del deserto
non mi sono coperto la notte
non mi sono coperto dal sole.
Ho marciato nudo
Da dove venivo non aveva senso
Dove andavo non inquietava nessuno
Dal vento vi dico, dal vento
E un po’ di sabbia nel vento

(Edmond Jabès, Un étranger avec, sous le bras, un livre de petit format)

Il cast

Voce solista: Cristina Zavalloni
Guest star: Raiz e Gevorg Dabaghyan
con la partecipazione straordinaria di Daniela Ayala e Simone Di Pasquale
Narratori: Manuela Kustermann, Alessandro Haber

Lagerkapelle
Fisarmonica: Vince Abbracciante
Contrabasso: Giuseppe Bassi
Pianoforte: Seby Burgio
Clarinetto: Andrea Campanella
Sassofono: Gaetano Partipilo
Batteria: Giovanni Scasciamacchia
Arc Ensemble
Coro Voci Bianche dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia diretto dal Maestro Piero Monti; solista Nathalie Coppola

Arrangiamenti: Giuseppe Bassi con Vince Abbracciante e Seby Burgio
Direzione musicale: Cristina Zavalloni e Giuseppe Bassi
Regia: Angelo Bucarelli
Un progetto di: Viviana Kasam
In coproduzione con: Marilena Citelli Francese
Direzione artistica: Michelangelo Busco

Eravamo “immigrati” o “nuovi arrivati” perché, un bel giorno, avevamo lasciato i nostri paesi, nei quali non era più opportuno rimanere, o per ragioni puramente economiche. Volevamo ricostruire le nostre vite, e questo era tutto. Per ricostruirsi la vita è necessario essere forti e ottimisti. Per questo noi siamo molto ottimisti.
Il nostro ottimismo, in effetti, è ammirevole, anche se siamo noi ad affermarlo. La storia della nostra lotta è stata alla fine conosciuta. Abbiamo perso la casa, che rappresenta l’intimità della vita quotidiana. Abbiamo perso il lavoro, che rappresenta la fiducia di essere di qualche utilità in questo mondo. Abbiamo perso la nostra lingua, che rappresenta la spontaneità delle reazioni, la semplicità dei gesti, l’espressione sincera e naturale dei sentimenti. Abbiamo lasciato i nostri parenti nei ghetti polacchi e i nostri migliori amici sono stati uccisi nei campi di concentramento, e questo significa che le nostre vite sono state spezzate.
Tuttavia, non appena siamo stati salvati – e la maggior parte di noi è stata salvata parecchie volte – abbiamo cominciato le nostre nuove vite, cercando di seguire quanto più fedelmente possibile tutti i buoni consigli dei nostri salvatori. (…)
(Hannah Arendt, da Le origini del totalitarismo)

Il concerto registrato da Rai Cultura andrà in onda su Rai 5 il 7 febbraio 2020 alle 21.15

Cristina Zavalloni

Raiz

Gevorg Dabaghyan

Manuela Kustermann

Alessandro Haber

Vince Abbracciante

Giuseppe Bassi

Seby Burgio

Andrea Campanella

Gaetano Partipilo

Giovanni Scasciamacchia

ARC Ensemble

Voci Bianche S. Cecilia

Nathalie Coppola

Daniela Ayala

Simone Di Pasquale

Angelo Bucarelli

Viviana Kasam

Marilena Francese

Michelangelo Busco

Il concerto

Il Coro delle Voci Bianche dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia aprirà il concerto con Va’ pensiero, una delle pagine più celebri della storia della musica, paradigma di tutti gli esili. L’ARC Ensemble (Artists of The Royal Conservatory) eseguirà brani sinfonici di Walter Kaufman (String Quartet n°11 – Finale) e Julius Chajes (Palestinian (Hebrew) Suite). Canti sefarditi (La Roza enflorence), africani (I be so glad when the sun goes down, Homeland), armeni (Dle Yaman), italiani (Ma se ghe pensu, Lacreme napulitane) rievocheranno la condizione dello sradicamento, della nostalgia, della speranza, sentimenti comuni a tutti gli esiliati.

Le dichiarazioni di organizzatori e artisti

L’Unione delle Comunità ebraiche promuove per il settimo anno il Concerto della Memoria, con l’obiettivo di maturare il senso di appartenenza e responsabilità attraverso la dimensione della musica e dell’arte teatrale. Il tema dell’esilio, una delle conseguenze meno esplorate della Shoah, vuole generare nei giovani, che hanno il privilegio di vivere in tempo di pace e attraversare l’Europa per libera scelta, la consapevolezza su quanto accaduto ai nostri avi nel secoli. E ripercorrendo le vicissitudini storiche del popolo di Israel, deisderiamo stimolare la riflessione su uno dei temi più attuali e drammatici del mondo contemporaneo.
Noemi Di Segni, Presidente Unione delle Comunità ebraiche italiane

On this International Day of Commemoration in Memory of the Victims of the Holocaust, it is the Hebrew University’s privilege and pleasure to be part of the program, Concerto Istituzionale Giorno Della Memoria for the 7th year in a row. It is clear that we have a moral duty to draw the world’s attention to the plight of refugees, those who have lost their homes, families, social standing, and more. This concert is also a tribute to amazing refugees who have suffered greatly and yet have composed music that is spiritually uplifting. It is our hope that all suffering will end and people all over the world will face a brighter future.
Ascher Cohen, Presidente della Hebrew University of Jerusalem

Conseguenza della Shoah, per chi riuscì a sopravvivere, fu un altro tipo di morte, l’esilio – morte del passato delle abitudini, degli affetti, degli oggetti più cari, della lingua madre, dello status sociale. L’esilio è la cifra dell’identità ebraica, ma è anche esperienza comune a tutta l’umanità. Milioni di persone – uomini e donne di ogni età e ceto sociale – sono state costrette nel corso dei secoli a fuggire dai paesi di origine, in cerca di scampo e asilo. E non sembra casuale che la storia dell’uomo secondo il testo biblico abbia inizio con un episodio di esilio: la cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso Terrestre. Questo concerto, che ricorda i reiterati esili del “popolo errante”, si apre a tutti gli esuli, di ieri e di oggi, ricordando che per molti l’esilio fu morte spirituale ma paradossalmente anche occasione di rinascita e creatività, come per i protagonisti di questo concerto.
Viviana Kasam e Marilena Citelli Francese, Ideatrici e produttrici del concerto

Di tante storie di esilio subite, tra gli altri, dai musicisti ce ne sono anche di molto insolite. Come quella del compositore ungherese Béla Bartók che, senza che nessuno lo obbligasse e senza essere ebreo, nel 1940 – trovando insopportabile vivere nell’Europa minacciata da Hitler – autoimpone a sé e alla sua famiglia di espatriare negli Stati Uniti dove affronteranno una vita di stenti e malattia. Nulla però, e men che meno eventuali rassicurazioni economiche, sembrava più importante della libertà propria e altrui. L’evidente paradosso che connette la parola “esilio” alla parola “libertà” traccia uno dei percorsi possibili all’interno di questo evento dove suoni, parole, volti e testimonianze tessono un quadro complesso e dolente dal quale però emergono anche voci di speranza. Far parte di questo quadro è fonte di orgoglio per l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia che, anche quest’anno, dà il suo contributo ad uno straordinario racconto collettivo che, nel solco della memoria, parla di oppressione ma, in modo ancora più determinato e convinto, di riscatto.
Michele dall’Ongaro, Presidente-Sovrintendente dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia

Il dovere di ricordare e di dare voce a chi non ha voce: sono questi i motivi che, nello spirito del servizio pubblico, spingono Rai Cultura a proporre ai telespettatori il concerto Là dove giace il cuore, promosso dall’Unione delle Comunità ebraiche e realizzato sotto l’egida della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Ricordare la tragedia dei deportati e degli esuli perché non si ripeta e dare voce a chi ha cercato e cerca un avvenire migliore: lo faremo portando al pubblico di Rai5 la forza della musica, un linguaggio universale, nato per unire al di là di ogni differenza.
Silvia Calandrelli, Direttore Rai Cultura

Elaborare la memoria del passato, anche quando questo evoca orrore, è l’unico modo per costruire argini al pericolo del suo ritorno. Molte volte nella storia siamo scivolati verso il male in maniera quasi disattenta, alzando l’asticella della tolleranza, accettando piccoli e grandi gesti di odio, non battendo ciglio davanti a parole di disprezzo e sopraffazione. Ecco perché è importante coltivare la memoria e tenere alta la guardia, perché tutti sappiano che il male non è sconfitto per sempre, ma che bisogna combatterlo ogni giorno. Il nostro supporto al concerto per il Giorno della Memoria vuole testimoniare proprio questa necessità di un’attenzione comune, di una vigilanza civile, affinché ciò che è avvenuto non accada di nuovo.
Massimiliano Cesare, Presidente Mediocredito centrale
Bernardo Mattarella, Amministratore Delegato Mediocredito centrale

Salini Impregilo è orgogliosa di sostenere il concerto che celebra il Giorno della Memoria. Tutti noi siamo il prodotto della memoria che abbiamo e delle responsabilità che ci assumiamo. La memoria arricchisce la nostra vita, ci fa fare confronti, ci dà la possibilità di riflettere sugli errori fatti e di diventare degli uomini e delle donne migliori. Solo ricordando si possono fare bilanci e scelte responsabili. Non si tratta solo di celebrare una data, ma di trasmettere dei valori alle future generazioni.
Pietro Salini, Amministratore Delegato Salini Impregilo

È un onore e un sentito impegno per il Gruppo Acea sostenere un’iniziativa che si propone di tenere viva la memoria dell’immensa tragedia della Shoah estendendo lo sguardo ai contesti che nell’epoca attuale perpetuano un’angosciante catena del dolore. L’estenuante ricerca di una dimensione pacifica degna dell’esistenza umana sembra infatti condurre a nuove conflittualità e alla perdita delle proprie radici.
La musica è quel linguaggio istintivo e universale che raccontando la Storia e le storie può tentare il miracolo di risvegliare il cuore, scardinando la rassegnazione a lasciarlo giacere nell’indifferenza.
Michaela Castelli, Presidente Acea
Stefano Antonio Donnarumma, Amministratore Delegato Acea

Da musicisti, ci siamo più volte soffermati a notare come tanta bella musica nella storia dell’umanità sia nata in circostanze estreme, nei ghetti, dall’incontro forzato di genti diverse, dal ricordo struggente della casa perduta o dal canto di una sofferenza intollerabile.
In questo spettacolo vogliamo celebrare l’incredibile capacità dell’essere umano di rigenerarsi, di far nascere bellezza e poesia anche da una delle condizioni più tragiche in cui si possa trovare: quella di esule, sradicato dalla propria terra.
Abbiamo scelto una rosa di canzoni che ci paiono emblematiche del tema dell’esilio, talune per il contenuto, altre  per la genesi, ed abbiamo dato loro una nuova veste, arrangiandole appositamente per questa occasione e per questi musicisti.
Cristina Zavalloni e Giuseppe Bassi, Direzione musicale

La regia di un concerto è coordinare la sequenza dei brani, ma Là Dove Giace il Cuore è una vera azione teatrale che porta un messaggio intenso. A strumenti e voci si aggiungono recitativi, silenzi, luci, ombre e immagini: non è solo la musica a creare quel pathos capace di invitare lo spettatore a cogliere il dramma del tema tanto attuale. Diventa importante così sostenere autori e performers, con una visione di insieme in grado di modulare il ricco materiale in una finale partitura leggibile da ogni spettatore. Il palco semplice muove le liriche delle canzoni con immagini che suggeriscono le loro atmosfere senza mai distrarre dalle esecuzioni musicali.
Angelo Bucarelli, Regista dello spettacolo

Rassegna Stampa

Raccontare l’esilio

Moked, 25 novembre 2019 di Viviana Kasam

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